Il territorio dell’Etruria: un tesoro tutto da scoprire!

Non lontana da Roma e da Firenze, esiste ancora oggi una terra che resiste indenne allo scorrere dei secoli e dei millenni.
È qui che ci troviamo.
Nei luoghi un tempo abitati dagli Etruschi, le cui vestigia sono giunte fino ai giorni d’oggi, c’è una regione nella regione del Lazio. Si chiama Tuscia: il suo nome racconta del legame storico e naturale di queste terre, lembo d’unione tra il Lazio, la Maremma meridionale, l’Umbria, ai cui confini sorge Castiglione in Teverina, e la vicina Toscana, dove si estende geograficamente raggiungendo i borghi di Sovana e Pitigliano.

In questa terra, nelle sue valli, tra i suoi boschi e nei suoi borghi si respira un’aria di eternità.

Sulle opere degli Etruschi, secoli fa un inglese scrisse che questo popolo “creava capolavori effimeri destinati a essere fiori di un giorno”. Un testo poetico, quello di Lawrence, ma errato: sappiamo che furono proprio gli Etruschi a insegnare ai Romani l’arte di edificare.

Nei nostri tour per la Tuscia, esploreremo insieme numerosi esempi di queste testimonianze storiche e architettoniche, alcune delle quali adempiono ancora oggi alle loro funzioni originarie. Ne sono un esempio i due Ponti del diavolo, di Blera e Vulci.

Nelle necropoli di Tarquinia e di Cerveteri gli affreschi ci raccontano a quale livello fosse giunta la civiltà al tempo degli Etruschi: furono proprio i loro re, i Tarquini, a gettare le fondamenta della grandezza di Roma.

Viterbo, con il suo quartiere medievale più grande d’Europa, ricorda una città toscana o umbra. Il quartiere di San Pellegrino è un gioiello di urbanistica, una contrada duecentesca giunta intatta fino a oggi.

Vulci, con il suo antico ponte e la sua rocca, segna il limite estremo del Lazio.

A Caprarola, il Palazzo Farnese sovrasta il borgo. Questa rocca, a pianta pentagonale e a interno circolare, fu opera del Vignola su precedente impianto architettonico di Antonio da Sangallo.

La più grande tra le ville viterbesi è Villa Lante, con il borgo di Bagnaia sviluppatosi attorno alla dimora del signore.

E Civita di Bagnoregio, sorta su uno sperone di tufo, materiale predominante nell’architettura della Tuscia: una pietra vulcanica docile al volere dell’uomo. Col passare dei secoli, la sua docilità è divenuta fragilità, e questo ha segnato la fine del borgo: il colle su cui sorge frana lentamente, ed è detta per questo “il paese che muore“.

E infine, le bizzarre sculture del Parco dei Mostri, alle porte di Bomarzo, mitologiche creature plasmate da mani semplici ma sapienti, che sembrano quasi prendere in giro la paura della morte.

Vi aspettiamo qui, per un viaggio attraverso la storia della nostra terra, delle sue civiltà, e di tutto ciò che la rende unica e incantevole.