Romani e Barbari una difficile integrazione

 

Il primo strumento di integrazione tra cultura alimentare germanica e cultura alimentare romana fu, molto semplicemente, il potere.

Le tribù germaniche, imponendo il loro controllo, influenzeranno fortemente usi e costumi delle popolazioni sottomesse; ad esempio la figura dell’incolto che, come già  detto, era disprezzata dai romani, aveva invece un forte peso nell’economia barbara.

I boschi nella cultura germanica non venivano più misurati in superficie ma secondo il numero di maiali che i frutti prodotti nel bosco stesso (ghiande,faggiole,ecc.) riuscivano a far crescere e ingrassare; analoghi strumenti venivano utilizzati per i campi (misurati in grano), le vigne (in vino) e i prati (in fieno).

Parallelamente, la carne diventò il valore alimentare per eccellenza: se un medico latino del I Secolo d.C. non aveva dubbi nell’affermare che il pane è in assoluto l’alimento migliore, poiché “contiene più materia nutritiva di ogni altro cibo, i manuali di dietetica posteriori al V Secolo riservano attenzioni di gran lunga superiori alla carne stessa. Nell’Epistola ” De observatione ciborum” scritta da Antimo (medico greco di origine ma vissuto alla Corte di Teodorico, Re dei Goti), il capitolo più lungo è dedicato al lardo.

Antimo dedica anche una considerazione alle carni crude e consiglia di evitare il più possibile il consumo, poiché i cibi ben cotti sono più facilmente digeribili.

La carne, come abbiamo visto, era un simbolo di grandezza, lo strumento per avere forza fisica, vigore, capacità  di combattere; non consumare carne era segno di umiliazione e di emarginazione dalla società  dei “forti”.

La figura del pane come simbolo di civiltà  alimentare sarebbe stato messo in seria discussione se l’Europa non fosse divenuta a poco a poco cristiana, religione in cui la figura del pane e del vino assume un ruolo assolutamente centrale. Anche l’atteggiamento nei confronti del cibo era notevolmente cambiato: mentre nella cultura latina ci si accostava al cibo con misura, senza eccedere troppo e senza sprechi, in quella celtica si esaltava l’eccesso, la voracità  e il grande mangiatore; addirittura Carlo Magno lodava gli uomini che mangiavano enormi quantità  di cibo, vedendo in loro grandi guerrieri. E in questo periodo che il banchetto per “ostentazione” assume nuovamente un’importanza centrale e ha inizio l’uso scenografico del pasto, che verrà  valorizzato e portato alle estreme conseguenze in epoca rinascimentale.

Cristoforo Colombo con la scoperta del “Nuovo Mondo” avvenuta nel 1492 aprì le porte ad una vera e propria rivoluzione alimentare e offrì all’Europa un’immensa gamma di prodotti ancora sconosciuti, variando molto l’alimentazione del ceto contadino basata fino a quel momento solo su pane, erbe, zuppe, frutta e ortaggi.